Paolo di Tarso

Sezione: Lessico


Fonti

Paolo di Tarso, principale artefice della dif­fusione del Cristianesimo nel mondo roma­no, non ha mai conosciuto Gesù di Nazaret e non fa parte del collegio dei Dodici. È un giudeo ellenizzato della diaspora, cittadino romano, del quale conosciamo la vita attra­verso gli Atti degli Apostoli e le sue stesse Lettere.

Inizialmente, Paolo si distingue per l’o­dio nei confronti dei discepoli di Cristo; prende parte alla lapidazione di santo Stefa­no, il primo martire, custodendo vesti dei suoi carnefici (At 7). Ma il suo destino si ca­povolge: sulla via che va da Gerusalemme a Damasco, è colpito e interpellato dal Signo­re: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Questo incontro sconvolgente lo spinge a convertirsi a Cristo, diventandone uno dei più ardenti predicatori. Dopo un lungo pe­riodo di ritiro e di studio, predica a Dama­sco, provocando l’ira dei Giudei, tanto che è costretto a fuggire dalla città calandosi dall’alto delle mura dentro una cesta, fissata ad una corda. In seguito, sale a Gerusalemme per essere confermato nella sua missione da­gli Apostoli più importanti, in particolare Pietro e Giacomo. S’imbarca poi per tre viaggi missionari attraverso l’Asia Minore e fino in Grecia. Tornato a Gerusalemme, è arrestato dai Romani su denuncia dei Giu­dei. Condotto a Cesarea davanti al governa­tore romano, si appella all’imperatore ed è quindi portato prigioniero a Roma. La nave sulla quale è imbarcato fa naufragio al largo di Malta; accolto sull’isola, scampa miraco­losamente al morso di una vipera. Infine ar­riva nella capitale dell’Impero dove resta prigioniero, ma con una deroga particolare che gli consente di incontrare la comunità giudaica della Città con la quale discute, un’ultima volta, sulla verità del Vangelo di Gesù, Cristo e Signore.

Secondo la tradizione, fu martirizzato a Roma nell’anno 64, sotto l’impero di Nero­ne. Come cittadino romano, ebbe il privile­gio di essere decapitato, mentre il suo compagno Pietro subì la sorte degli schiavi, la crocifissione.

Iconografia

L’iconografia di Paolo riprende i temi prin­cipali tratti dagli Atti degli Apostoli e dai suoi stessi scritti; tuttavia è meno ricca di quella di Pietro, più popolare di lui presso i Cristiani.

1. Le figure isolate

Gli artisti hanno fissato le caratteristiche del ritratto di Paolo fin dall’alto Medioevo. Il Santo è calvo, barbuto, con la fronte bomba­ta. Per esaltarlo, lo si rappresenta general­mente come un uomo di statura imponente. A volte porta dei sandali che ne ricordano la vocazione apostolica; e spesso ha in mano il libro delle sue Lettere. E ritratto così sul­l’ambone della cattedrale di Cagliari.

Cagliari, Cattedrale di Santa Maria Assunta – Ambone: San Paolo

A partire dal XIII secolo, è rappresen­tato di solito con la spada, strumento della decollazione.

Un bassorilievo della chiesa di Mague­lonne, nella Linguadoca, ce ne dà un’immagine originale: il suo volto è forte­mente caratterizzato, quasi asiatico, con oc­chi leggermente a mandorla, una barba a due punte e lunghi baffi spioventi.

Maguelonne, Cattedrale – Bassorilievo: San Paolo

Ha le gi­nocchia leggermente flesse e i piedi nudi. Sotto il portico della chiesa di Saint-Pierre a Moissac, la sua statua mostra uno sguardo illuminato dalla fede. Paolo appare come un visionario impetuoso e un mistico appassionato.

Moissac, Chiesa di Saint-Pierre – Portico, pilastro mediano: San Paolo

Lo scultore della facciata di Saint-Gilles-du-Gard ha insistito sulla sua vocazione apostolica: come Giacomo Mino­re, rappresentato accanto a lui, Paolo calpe­sta un leone che sbrana un ariete; è l’immagine del discepolo intransigente che com­batte i pagani e gli idolatri.

Nelle miniature dei manoscritti, lo vedia­mo spesso nell’atteggiamento dello scriba seduto al suo tavolo, come nel Lezionario di Echternach (tav. 126), nella cattedrale di Treviri.

Brema, Staats- und Universitätsbibliothek – Ms. b 21 (Evangelistario di Enrico III): San Paolo scrivente

2. Il ciclo della leggenda

Un grandioso ciclo narrativo dedicato a san Paolo si trova sulla facciata della chiesa di Ripoll, in Catalogna, ma alcuni episodi della sua storia sono raffigurati anche singolar­mente in varie opere del periodo romanico.

2.1. La conversione sulla via di Damasco

È la scena più celebre del ciclo. Nel mano­scritto della badessa Herrat di Landsberg, l’Hortus Deliciarum, una miniatura ce la pre­senta in maniera simbolica: Saulo è a terra fra un lupo e un agnello, che rappresentano rispettivamente il suo passato e il suo avve­nire, mentre Cristo gli appare entro un alone di luce e lo minaccia con la spada per spin­gerlo a convertirsi.

2.2. Il battesimo

Saulo è accecato dalla visione di Cristo; i suoi compagni di viaggio lo portano a Da­masco dove è battezzato. A questo punto, dai suoi occhi cadono miracolosamente del­le scaglie ed egli recupera la vista. Questo episodio è rappresentato a Ripoll.

2.3. I miracoli

Un affresco della cattedrale di Canterbury illustra molti miracoli del Santo, alcuni dei quali sono poco conosciuti: Paolo acceca l’empio mago Elima; guarisce un paralitico a Listra; sbarca sull’isola di Malta e scampa al morso di una vipera: mentre si pre­para ad attizzare un fuoco, la serpe gli si attac­ca alla mano e Paolo la scuote sulla fiamma.

Canterbury, Cattedrale – Affresco: San Paolo e la vipera

2.4. Il martirio

La decollazione di Paolo è raffigurata a Ri­poll, mentre su un capitello del chiostro di Moissac compare il Santo mentre viene con­dotto al supplizio, accompagnato da un An­gelo. Sullo stesso capitello, è rappresentata anche la crocifissione di Pietro. La stessa scena si trova in un affresco della chiesa di Petersberg, in Germania.

2.5. Il mulino mistico

L’immagine del mulino mistico non ha rap­porto diretto con la leggenda di san Paolo; si tratta di un tema simbolico, che risale certa­mente al grande abate di Saint-Denis, Sugero. Il mulino che trasforma il grano in farina, o l’uva in vino, è qui un’immagine di Cristo che, col suo Vangelo, porta a compimento l’antica Legge di Mosè. Il tema compare in un celebre capitello della basilica di Sainte- Madeleine a Vézelay. Isaia, che personifica l’Antico Testamento, versa il grano, mentre san Paolo, che rappresenta la Nuova Allean­za, raccoglie la farina. Notiamo che il Profe­ta biblico è calzato, mentre il discepolo di Cristo è a piedi nudi.

Dizionario di iconografia romanica, Jaca Book, Milano 1997, pp. 297-299

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