Incrocio: forme astratte

Sezione: Lessico


Vediamo il significato ambiguo della croce inclinata, simbolo costruttivo e negativo insieme, sui capitelli absidali di Chauvigny. La croce inclinata, nelle mani di Lucifero, quando fra un braccio e l’altro appaiono inseriti quattro punti, è segno di morte.clip_image002

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La stessa croce è invece simbolo di vita quando decora l’altare sul quale è presente il Cristo immolatosi per noi: fra i suoi bracci si contano allora, non quattro, ma nove punti-nove quanti sono i cieli.

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L’uomo sdoppiato disegna a sua volta una X con i suoi due corpi sormontati da un’unica testa, come quelli di due mostruosi fratelli siamesi egli è infatti sottomesso al dolore e alla morte.

La forma astratta dell’incrocio appare anche sulla fascia verticale che adorna la veste della Babilonia meretrix, sempre a Chauvigny.

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Essa può anche trovarsi come motivo decorativo su un paramento murario, per esempio sulla facciata di Saint-Jouinde-Marnes, nella parte soprastante il motivo intermedio formato dal fregio a zig-zag orizzontale al livello dei Pellegrini.

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Nelle chiese di Alvernia gli intarsi in pietra, che talvolta disegnano anch’essi dei fregi a zig-zag nelle parti basse degli edifici, formano per contro dei fioroni simbolici a otto petali nelle parti alte, specialmente verso la zona absidale. Ma lo sviluppo sistematico dei motivi formanti disegni a incrocio puramente astratti è caratteristico, senza alcun dubbio, dei muri esterni dei cori nelle chiese della Charente, ed è proprio qui che esso raggiunge il suo apogeo. Lo vediamo, per esempio, a Rétaud e in special modo a Rioux. in quest’ultima chiesa il paramento murario a reticoli rettangolari o a scaglie di pesce disposti in sensi diversi fra nord e sud, il fregio a zig-zag orizzontale o verticale, le colonnine scandite da incavi polilobati, le bande decorative a losanghe e altre forme ornamentali dello stesso ordine nell’asse orientale danno vita a un complesso di preziosismi di una prodigalità inaudita. È come se si fosse voluta evocare l’idea della chiesa pronta a rovinare al suolo all’approssimarsi ormai imminente della Città celeste. Sono addirittura le stesse colonnine incassate che inquadrano le finestre a presentarsi come se fossero un fregio verticale e ad esprimere un’analoga idea di crollo. Né dobbiamo dimenticare che proprio le chiese della Charente sono quelle che sui muri esterni, in prossimità di questa che è la parte più sacra dell’edificio, calcano più fortemente la mano sul tema del Giudizio: lo troviamo espresso ad Aulnay dalla finestra fiancheggiata da personaggi buoni e malvagi, dalla bilancia dell’Arcangelo Michele, ecc.; a Varaize dalla vittoria di san Giorgio e dal ghul sul lato sud; a Vaux dall’albero a Y.

Nella chiesa di Brioude una cappella superiore, soprastante il nartece, a sud, è decorata con affreschi di tradizione romanica, benché più tardi. Un incredibile formicolio di dannati e di demoni circonda a nord ovest Satana disteso sotto una porta chiusa, avvolta di fiamme; i colori fanno pensare a Matisse. Due angeli sono invece dipinti verso est e uno di essi, che sembra essere san Michele, si trova accanto a una porta quadrata sulla quale spicca lo stesso incrocio simbolico che orna le vetrate delle finestre delle chiese di tendenza cistercense, impostate, come si sa, sulla più rigorosa semplicità e spoglie il più possibile di abbellimenti.

Lessico dei Simboli Medievali, Jaca Book, Milano 1989, pp. 166-167

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